lunedì 24 novembre 2008
Fine ...ed inizio
Si dice che le cose bella prima o poi finiscano.
Non so se sia una notizia interessante, ma ho scoperto che vale anche per quelle brutte.
Anche per quelle bruttissime.
Il Dry dock per esempio è finito.
La nave è stata rimontata in due giorni e due notti di duro lavoro.
Tutta, da cima a fondo.
I cessi hanno ricominciato a fare il proprio mestiere,
che consiste nel portare lontano tutto quello che non ci piace tranne i ricordi tristi e le paure d'infanzia.
Piuttosto che tenerlo li in bella vista come facevano ultimamente.
Le caldaie hanno ripreso a mandare acqua calda a spruzzi violenti.
Piuttosto che una miscela color ruggine sul tiepidino.
I bocchettoni dell'aria hanno ricominciato a sputare aria tiepida mista a frammenti neri di rivestimento dei tubi.
Appena li tocchi si sbriciolano lasciando un alone nero di fuliggine sulle lenzuola e sui cuscini.
Bestemmione obbligatorio.
Le ascelle ringraziano per l'acqua calda,
Le lenzuola bianche del letto un po meno.
Genova l'ho salutata ieri sera, fumando un po del mio tabacco Golden Virginia,
seduto davanti alla Libreria del Porto.
Al molo vecchio.
Li dove ho fatto scorta di libri per la traversata.
Uno di questi si chiama "Navi, Puttane e Lettere da Casa".
Romantico, per navigatori malinconici tipo me.
Ne ho prese due copie, una per me ed una per il mio amico Pompeo.
Ci ho messo su una dedica, una cosa personale.
Pensavo al nuovo equipaggio, quasi completamente rinnovato a cominciare dal comandante.
Tocca ricominciare anche le conoscenze.
La nostra nave oggi è di nuovo bella.
Per quanto possa esserlo un palazzo di ferro galleggiante.
Abbiamo messo il naso fuori dal porto di Genova che il sole era già calato da un po, passando il resto della notte in mare con botte di vento da sud a 40 nodi per provare le macchine e scaricare oltre le 12 miglia la rumenta di bordo.
A mezzanotte ce ne andavamo alla deriva pacificamente a due nodi di velocità, con un solo motore e le luci che indicano "Nave che non governa".
Ad una quindicina di miglia dalla costa.
Il grafico della rotta visto quest'oggi sembrava lo sgorbio di un bambino che sta imparando a disegnare.
Nel mio buco di prua si stava bene comunque.
Dopo tre mesi il mare non lo senti più di tanto, a meno chè non si incazzi veramente.
E ad oggi non è mai successo.
Da più fastidio la terra semmai.
Forse per quel senso illusorio di solidità, che sa tanto di promessa non mantenuta.
Di presa per il culo.
La terra ferma.
A Savona abbiamo trovato un freddo becco, tipo 3-4 gradi e vento di tramontana.
Io sportivo ancora con la camicia di cotone a maniche corte.
Tutti a sognare gli alisei ed il Brasile per cercare di farsi passare i brividi.
Savona per me è solo un terminal crocieristico, di mettere fuori il naso non se n'è parlato nemmeno per scherzo, e non tanto per il freddo.
E' da molti giorni che si va avanti da mattina a sera, a testa bassa.
E la cosa più bella che ti possa capitare alla fine di queste giornate, è farti un sorso di Rum e riposare.
Adesso ci si mette alla via.
Si prende il mare sul serio, finalmente.
Abbiamo 824 miglia nautiche da fare per arrivare a Malaga ed avvicniarci a Gibilterra.
Partiti.
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