Marmaris è uno dei posti più belli in cui esercitare la nobile arte del girovago di banchina, colui che si diletta ad osservare tutte le barche – sia a vela che a motore – e ne fa oggetto di meditazione e rilassamento.
Un passatempo che da quasi 15 anni – soprattutto nei momenti in cui è vitale scaricare un po di tensione – mi conforta come una seduta di Kundalini Yoga.
Come un peripatetico, il girovago di banchina procede lentamente ad osservare ogni possibile dettaglio degli scafi.
Una forma particolare, un accessorio innovativo, un nome intrigante.
E se ne importa assai, se la cosa in se non porta a nulla, non ha un fine preciso nè un particolare risvolto pratico.
Il soggetto in questione se ne fotte altamente del senso pratico.
In generale.
Non gli interessa.
Il girovago di banchina è un sognatore, e ci tiene a distinguersi dalla stirpe dei meccanici.
Quelli che a bordo come a terra devono sempre trovare qualcosa di “pratico” da fare altrimenti stanno male.
Peggio per loro.
Fatto sta che la Turchia di posti buoni per questa cosa ne fornisce a bizzeffe.
Almeno sulla costa Orientale.
Marmaris, ne sono certo, è uno dei più belli.
Lo percepisci subito, dal colpo d’occhio che ricavi mettendo la testolina fuori ed osservando tutto intorno queste colline verdissime che in un tratto della costa circondano il mare lasciando solo uno stretto passaggio a formare un ampia baia.
E poi lo spettacolo dei numerosi Caicchi all’ancora, queste barche di legno belle e molto comode, anche se certamente non veloci come quelle moderne.
Adorabili in ogni loro dettaglio.
Dondolano pigramente nelle numerose calette che, come una costruzione frattale, si aprono all’interno della rada principale.
Un posto in cui veleggiare senza fretta questa Marmaris.
Buono per i sognatori.
Deve essere per questo che mi piace tanto.
giovedì 6 novembre 2008
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