giovedì 15 gennaio 2009
Baires e non più Baires
Baires anche oggi ci ha riservato un accoglienza calorosa.
In tutti i sensi.
La fuga è riuscita bene ma siamo sopravvissuti in due.
Gli altri sono stati sopraffatti dall'ansia di profitto del business croceristico.
Alle 12:15 eravamo già al sicuro, seduti con i nostri apetizer alla "Capana de Las Lilas".
Uno dei migliori Ristoranti di carne della città, nella zona di Puerto Madero.
Case nuove da Yuppies tardivi, con affaccio sulla darsena e moletto privato sotto al terrazzo.
Molto design nell'uso raffinato del vetro e nell'acciao delle ringhiere.
Il locale ha tavoli anche esternamente, sul moletto della Darsena nuova, sotto un patio ben protetto.
All'arrivo, una cameriera ferma la borsetta di Lilian alla sedia con una fascetta di plastica, per evitare che un passante "distratto" la porti via.
Mai visto nulla di simile, nemmeno a Napoli.
Per il resto atmosfera tranquilla e riservata.
La Capana ovviamente del nome non ha nulla.
Un posto raffinato, dove un Argentino se non è ben messo non pensa minimamente di entrare, mentre un europeo - con il cambio a 4.2 - anche da pezzente fa la sua porca figura.
Tavoli di legno massiccio e sedie in ferro e cuoio.
Camerieri prontissimi e servizio ottimo.
Un buon posto.
Le T-Steak che ci portano dopo poco, meritano la lode per tenerezza e sapore.
Conta la materia prima, eccellente, ma anche la mano del parillador, l'addetto alla cottura, che qui è un po come il pizzaiolo da noi.
Uno specialista ben pagato.
La camminata fino a Placa de Maio ed il ritorno a piedi al porto dopo la bistecca, ci stavano decisamente bene, nonostante l'afa opprimente.
Ed è rimasto anche il tempo per fare un salto da ProMusic, negozio di Strumenti Musicali in Calle Florida.
Dove per poco non uscivo con una chitarra nuova di zecca.
Classica amplificata di marca Argentina, suono molto caldo, tastiera comoda.
Veniva via per l'equivalente di 270 euro.
Un buon affare.
L'ho provata per una ventina di minuti abbondante ed ero veramente sul punto di portarmela via.
Poi il gestore del negozio ha commentato con il commesso qualcosa di spiacevole circa il mio tempo di permanenza.
Purtroppo Lilian l'ha sentito.
E Lilian è un tipa molto combattiva.
Non per nente lavora al front desk, dove affronta orde di passeggeri incazzati dalla mattina alla sera.
Ora.
Se c'è una cosa che mi disturba in modo irrecuperabile sono i commercianti alla romana, quelli che non hanno pazienza e pensano di farti un favore quando entri nel loro fottuto negozietto.
Il modello "A Frà che te serve".
Gli ho ridato la chitarra e ce ne siamo usciti, prima che la piccola lo prendesse a testate dal suo metro e settantasei abbondante.
Così il tempo l'ha perso veramente.
Lui.
Noi ci siamo divertiti come sempre.
Ne abbiamo riso accendendoci un altra sigaretta, davanti al bandierone enorme dell'Argentina che sventolava fiero in cima ad un pennone, a poca distanza dalla Torre Des Ingleses.
Bella - ci siamo detti - e belle pure le chitarre argentine.
Baires è come Napoli.
E' più un luogo della mente che un posto vero e proprio.
Baires si potrebbe dire che non esista nemmeno.
Oppure che non ci sia nulla da vedere ne da fare.
Perchè se non ti appassiona subito è come se diventasse trasparente.
Ne avverti solo il frastuono.
Con i suoi palazzi alti ed i portoni sontuosi intorno all'Avenida De Maio.
Le strade enormi e trafficatissime.
Le "calle" pacifiche di San Telmo, i vicoli rumorosi de "La Boca" ed i bar dove perdere tempo è un arte.
Baires se ti prende non te ne separi più.
Perchè è solo un idea.
Una buona idea.
Come tutte le buone idee, finisci per portarla con te.
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2 commenti:
La chitarra comprala sotto casa mia all'Aja, ti fanno provare tutto quello che vuoi per tutto il tempo che vuoi, finche' non ti compri qualcosa :D
Bravo Veciè
...mo me lo segno !!!
:-)
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