venerdì 23 gennaio 2009
Cuore di Ferro (Ode alle macchine)
La macchina - si dice - è il cuore della nave.
Per me questa nave ha avuto cuore ovunque.
Ovunque ho trovato gente disposta a condividere momenti piacevoli e sfoghi quotidiani.
Ovunque mi sono fermato ad ascoltare storie di persone da ogni parte del Brasile come dalla Cina, dalla Romania, dall'Argentina, dal Costarica ...dall'Italia.
Però infine è vero, i ragazzi della macchina fanno squadra.
Non è casuale.
Sala macchine su una nave da Crociera non vuol dire solo pistoni che vanno su e giù ed eliche che girano nell'acqua.
Vuol dire energia elettrica che alimenta un paese di 2200 persone.
Generatori che vanno notte e giorno, senza posa.
Acqua che scorre nelle tubature ed a richiesta diventa calda come quella di casa e con la pressione giusta, cessi che fanno il loro dovere, caldo nelle cabine d'inverno e fresco d'estate, pressione negli impianti antiincendio e vuoto nelle condotte di scarico, ghiaccio continuo nelle macchine per il ghiaccio e fresco nelle cambuse.
Porte tagliafuoco pronte a scattare.
Vuol dire riciclo della rumenta e scarico dei rifiuti organici oltre le 12 miglia, pulizia delle acque nelle piscine e controllo dei livelli di cloro e di chissà cos'altro.
Vuol dire certamente motori, ma anche pinne stabilizzatrici per ridurre il rollio, eliche di prua e di poppa per le manovre in porto e sull'ancora.
E tubi.
Un infinità di tubi di ogni genere e spessore.
Per fare tutto questo non è sufficiente l'impegno di un singolo o di poche persone.
Serve un gruppo coeso e strettamente comunicante.
Una squadra in cui ciascuno ha bisogno dell'aiuto degli altri e non può togliersi il lusso di cedere alla logica infantile dell'antipatia o dello spirito di razza.
Qui il Veneziano ed il Palermitano o comunicano efficacemente oppure se la prendono in quel posto.
Quindi scelgono di comunicare.
Ed un po dipende anche da chi li guida.
Gianni Salomoni è un uomo alto con lunghi capelli bianchi un po mossi, da hippie, che gli cadono sulle spalle, ed un amplificatore Fender sotto al tavolo del suo ufficio sempre pronto ad urlare qualche nota di chitarra.
Con lui ho passato diverse serate suonando i classici Anni 70 mentre la nave beccheggiava lenta nell'onda lunga dell'Atlantico.
Uno che ti sorride e ti manda a cagare con la stessa serenità.
Senza scomporsi.
Mostra ad un allievo la foto del dettaglio di una frizione smontata con gli occhi brillanti di interesse, come si mostrerebbe la foto di un nipote appena nato.
"Guarda questi cuscinetti, questa è roba tedesca, noi in Italia ce la sognamo"
Trasmette passione e curiosità per le cose.
Usando l'autorità con moderazione, quando serve, senza cadere nel clichè così scontato del Direttore scontroso e autoritario.
Con un capo così le cose in genere vanno bene, e da come lavorano i suoi ragazzi si vede.
A Montevideo all'ingresso del porto commerciale c'è una vecchia macchina a vapore, una cosa di chissà quanti anni fa.
L'hanno guardata con occhio languido e ci si sono messi intorno come si farebbe con una vecchia zia.
Perchè loro lo sanno bene che le macchine hanno un cuore di ferro, una roba dura e spigolosa che a volte non obbedisce nemmeno a martellate.
Ma per loro un cuore di ferro è pur sempre un cuore.
L'importante è che batta sempre.
Alla fine cosa gli vuoi dire ad i ragazzi della macchina ?
Ti restano nel cuore.
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1 commento:
Dovresti farne un libro di questo blog. Tradotto in 12 lingue. Spero di comprarlo un giorno. Enzo
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