venerdì 26 dicembre 2008

Venticinque

Il Natale del 2008.
Inizialmente non sembrava granchè come giornata.
La solita mussa di bordo, tra cabinisti che rompono il cellulare e baristi che versano il vino sul pc e poi si lamentano che non funziona più.

Non si sa perchè ma quando ti chiamano segnalano sempre una cosa che non ha nulla a che vedere con il fatto in se.
Tipo "non riesco ad entrare in windows, ma ieri funzionava".
Siamo arrivati al punto da chiedere se per caso abbiano acceso il pc.

Ed è stato solo un caso se ho incontrato al momento giusto Ernane, Daniela e Fernanda che tentavano di scendere a terra in pantalocini e infradito all'altezza del crew office, seccamente respinti dai Security Indiani.

Dal vederli così attrezzati all'immaginarmi sulla spiaggia al sole e ritrovarmi senza divisa ed in costume e polo ...il passo è stato brevissimo.
Perchè quando vuoi scappare non ci sono cazzi.
Scappi.
E noi di fughe siamo abbastanza esperti.

Una fuga sudata però.
Ancora molto dopo mezzogiorno, a causa di vari guasti alle lance, mancavano da sbarcare ancora circa 600 passeggeri incazzati neri.

I security avevano ordine di non far salire più di 5 membri di equipaggio su ogni lancia, per dare priorità ai pax, così cominciava a formarsi un lunga fila di disperati di bordo in attesa di evadere.
L'immagine sognante del bicchiere pieno di caipirinha ghiacciata che faceva capolino da pupille lucide tra lo stanco e l'incazzato.

Dopo la prima mezzora ne avevamo ormai le palle piene di insultare gli indiani in Brasiliano alla gangway di prora. Ci siamo avviati mestamente verso poppa immaginando un pasto frugale nella staff mess, maledicendo i passeggeri e passando nel frattempo davanti alla seconda uscita.

Dove troviamo - come un miraggio nel deserto - una lancia perfettamente vuota appena arrivata da terra.
Ai Security non abbiamo chiesto nulla, ci siamo saltati dentro prima ancora che il primo passeggero mettesse piede al ponte 3.
Eravamo esattamente in cinque, così anche il comandante in seconda ed i suoi decreti legge potevano tranquillamente andarsene a cagare.
E così è stato.

L'arrivo sulla spiaggetta di Portobelo già di suo è gratificante.
Barche in legno coloratissime fanno la spola verso spiaggette vicine più riparate.

Venditori rasta propongono il loro artigianato "locale" su banchetti arrangiati mentre il baretto manda musica a palla. Ovunque aria di vancanza.

Io e la Fernanda seduti al bar che ci lanciamo sguardi acquosi pieni di dubbio, nel tentativo di capire cosa fare del poco tempo a disposizione.
Tutto sommato beato dalla situazione, pregustando la prima Caipirinha del giorno, vedo Dani che si sbraccia indicando i tassisti in fondo alla strada.
Parla nello slang di San Paolo con una tipa sotto il piccolo gazebo con il tetto di paglia.
Secondo lei la spiaggia migliore è ad un quarto d'ora di macchina.
Bisogna assolutamente andarci.

Alla fine l'ha spuntata ed abbiamo piazzato Ernane davanti a tenersi buono il tassista a suon di chiacchiere.
Ernane, l'insegnante di inglese e portoghese, è il nostro asso nella manica.
Ovunque ci sia da prendere un Taxi, a Manaus come a Rio, a Punta del Este come a Buenos Aires, lui deve stare davanti a parlare con l'autista.

E'la garanzia che non cercheranno di fregarci.
Il problema semmai è che diventano subito amici e si trattengono anche oltre la fine della corsa, a quel punto deve intervenire uno di noi per tirarlo fuori.
Di solito Funziona.

La spiaggetta del sogno l'abbiamo trovata alla fine di una lunga discea in mezzo ad alti alberi tropicali verdissimi.
Un specie di foresta con la statale in mezzo.
La sabbia chiara e le onde alte che sparavano chiazze di bianco sull'acqua verde scuro, stavano li con il dito puntato verso di noi: I Wont You !!!
Non ci siamo fatti pregare.

Il seguito è stata una ricca porzione di Camarones freschi, i gamberetti Brasiliani, fatti al sugo tipo mozzarella in carrozza, birra in abbondanza e dulce de leche alla banana.
Tanto sole.
Una benedizione.
Dopo giorni di nave, il miglior regalo di natale che potessimo mai farci.

Ciascuno deve aver ringraziato il suo Dio in silenzio mentre un altro tassista pazzo ci riportava indietro in mezzo agli stessi alberi dell'andata, cercando a tutti i costi di tamponare la macchina davanti.
Chiaramente alla fine della corsa, dieci minuti dopo, era amico di Ernane.

Ho aspettato con calma che si decidesse ad uscire dall'auto, mentre suggeriva al tipo di mandare un cv per
lavorare sulle navi, la ragazze erano già al negozio di profumi, l'altro brasilliano svampato in non so quale direzione.
Ci siamo avviati al moletto delle lance ringraziandoci a vicenda per l'idea, e per il caso che ci ha fatti incontrare.
Ernane ad un certo punto ha proposto di sbarcare tutti oggi stesso e rimanere qua un mese.
Per un attimo ci siamo fermati tutti insieme.
Ma è stato solo un attimo.
Domani saremo ad Ilhabela, ed un posto con un nome così, come fai a perdertelo ?

1 commento:

Mario ha detto...

cercavo un paragone della serie"scrivi proprio come..." ma non lo trovo.
Perciò mi sento di dire che tu scrivi proprio come....Gianluca!