giovedì 8 gennaio 2009

Life On a Cruising Ship

Sui siti americani specializzati in recruitement di personale di bordo, l'aspetto vacanziero di questo lavoro viene enfatizzato oltre misura.
Insieme ad altri vantaggi tipo "la paga è buona", "l'ambiente è internazionale", "si gira il mondo", "si va all'avventura" ...ed altri frasi ad effetto sullo stesso tono.
Il film che girano a bordo è decisamente diverso.

La maggior parte delle persone che lavora sulle navi da Crociera, non ha mterialmente altro tempo se non quello per lavorare, dormire, ed occasionalmente bersi una birra al bar equipaggio quando si è in navigazione, oppure fare un giretto a terra di un paio d'ore quando si è in porto.
Sempre che i turni e la situazione lo consentano.

A bordo la parola più utilizzata - anche dai Filippini - è "Bratta".
Un termine Genovese per dire "siamo nella c.. fino al collo".
Si dice "siamo in bratta", ed quasi sempre è vero.
Le soste sono limitate allo stretto indispensabile per sbarcare ed imbarcare passeggeri, oppure mandarli in escursione nelle tappe intermedie.

Per il resto l'interesse principale delle compagnie Croceristiche è tenere i passeggeri a bordo il più possible, poichè una parte considerevole degli introiti deriva proprio dalla vendita di prodotti e servizi in navigazione, a volte in misura maggiore della vendita stessa della crociera.

Le categorie particolarmente "tritate" sono quelle direttamente esposte al passeggero, in particolare i cabinisti (addetti alla pulizia delle cabine), che lavorano una media di 13-14 ore al giorno, e gli addetti ai Bar ed alla ristorazione.

La nave da crociera ha in realtà ben poco della nave, se non il fatto che galleggia e si sposta da un luogo all'altro, ma in compenso ha moltissimo dell'albergo.
Pertanto anche i ruoli di bordo hanno una rilevanza adeguata.
L'Hotel Director in buona sostanza è la figura più importante di bordo, ed il comandante assume rispetto a questi un ruolo strumentale: è L'Autista Dell'Albergo, per usare un brutto termine.
Poi è chiaro che nelle serate di gala ed in tutte le presentazioni, è lui a fare la parte del padrone del vapore.

Chi trae vantaggio da questi lavori, com'è ovvio, sono quei marittimi la cui paga (in euro o in dollari) viene data in una moneta molto conveniente rispetto alla propria, tipicamente Filippini, Indonesiani, Indiani ed europei dell'est in genere.
Come in tutti gli altri lavori.

Per gli europei ed i sudamericani, ad eccezione degli Argentini, la convenienza è molto inferiore.
Il Filippino medio dopo 3-4 contratti si compra casa.
L'italiano nemmeno dopo 30, a meno che non sia Direttore dei Servizi, Hotel Director, Chef o Maitre, le 4 figure che - insieme al comandante - guadagnano di più.

Gli ufficiali guadagnano bene rispetto agli stipendi medi di terra, un terzo (il primo livello di carriera dopo l'allievo) prende in media 2500 euro/mese, mentre per un secondo si sale a 3000 ed un primo arriva anche a 4000.

Ciononostante pochi di loro sembrano essere soddisfatti della propria posizione.
La maggior parte continua a navigare non avendo alternative a terra, perchè hanno famiglie da mantenere, mutui da pagare e via così.

Uno che navigasse "per passione" ancora non sono riuscito a conoscerlo, con l'unica eccezione della giovane allieva di coperta imbarcata pochi giorni fa, a cui ho sentito pronunciare la magica parolina "Vocazione".
Dopo mesi di disillusione mi è sembrato di vedere un oasi nel deserto.

E' chiaro che in un contesto simile quando ti capita di fare due chiacchiere con un ufficiale, nella rara ipotesi che l'argomento non siano le donne, quello che ne esce fuori non sono discorsi da vecchi lupi di mare su avventure incredibili e luoghi esotici. E' una semplice lista di lamenti.

Più raramente il racconto di qualche manovra particolarmente pericolosa.
La perdita dell'ancora a Santorini alcuni mesi fa, ad esempio, ha fornito argomenti di discussione per almeno 3 settimane.

La mia statistica personale, per quanto estremamente limitata dalla poca esperienza, è la somma di molte ore di conversazione sul ponte di comando nelle lunghe ore di guardia, ed in saletta ufficiali durante i pasti.
Con persone sia di macchina che di coperta che dell'Hotel.
In sostanza tutti i dipartimenti di bordo.

Non ne viene fuori un quadro molto confortante sul livello medio di soddisfazione.

Un ufficiale che c'era prima, 20 anni di navigazione sulle spalle, nei 3 mesi in cui siamo stati a bordo insieme, non ha fatto altro che descrivermi gli svantaggi di questo lavoro.
Mi sono fatto l'idea che ormai fosse entrato in depressione, il che mi ha spaventato non poco.
Ho sperato quindi nel suo sostituto, il quale ha esordito al secondo giorno di imbarco dicendo che lui avrebbe preferito di gran lunga fare il bagnino a Viareggio.

Il primo di coperta in mediterraneo sperava di impiegarsi su uno Yacht, quello successivo, un ragazzo di Procida molto bravo che è stato con noi per tutta la traversata, ha tagliato corto dicendo semplicemente "Io sono nato in mezzo al mare".
Come dire, che altro potevo fare nella vita ?

Quello dopo ancora, sulla scia dei suoi predecessori, ha esordito con una frase che lasciava ben poco spazio ad interpretazioni, e che sarebbe inutile ed indelicato trascrivere.
E stiamo parlando di gente che ha una "posizione" ed uno stipendio di tutto rispetto.

Nelle retrovie l'atmosfera non è molto diversa, ma in questo assomiglia di più ai lavori "di terra".
Ci son quelli che si agitano per salire, quelli che se ne fregano e quelli che si accontentano.
Quasi tutti si lamentano.
Si può dire che il lamento sia lo sport di bordo più diffuso.

Ma non tutti si comportano allo stesso modo.
C'è anche quello - esemplare più unico che raro - che dice "la mia vita è questa" e ti parla della "malattia del ferro", la mancanza cronica di nave che avverti dopo un po che sei a terra.

E' curioso notare che anche tra chi si lamenta c'è poi questa curiosa tendenza a pronunciare frasi del tipo "...però io dopo due giorni che sto a casa devo andare al porto a vedere le navi".
Qualcosa evidentemente mi sfugge.

La "malattia del ferro" devo ammettere che non la percepisco molto, forse ne risentirò gli effetti tra qualche tempo.
Posso dire forse di averla percepita sulla terraferma, come mancanza di un orizzonte libero, claustrofobia da traffico e da palazzi, giorni sempre uguali impilati uno dietro l'altro come fotocopie della stessa pagina.

Ma una nave da crociera, ed ancora di più una nave da carico, di sicuro non ti offre molta libertà.
Perchè lavorare 7 giorni su 7 per una media di 10 ore (nei casi fortunati) fa circa 300 ore al mese, senza ne sabati nè domeniche.
Alla fine se la qualità della vita la misuri dal tempo libero che hai, i conti non tornano.
Se poi la misuri in termini di "ferro" allora non ci sono confronti: è il paradiso in terra, anzi sull'acqua.
E si muove pure.

3 commenti:

VincEnzo ha detto...

Io invece devo avere la "malattia della vetroresina e dacron": la mancanza cronica di barca a vela che avverti dopo un po' che sei a terra a scassarti i cosiddetti in ufficio.

Come la mettiamo?

Lucariè ha detto...

Ehhhh Veciè ...capisco.
Hai voglia se Capisco .... :-)

Anonimo ha detto...

I lamenti fanno parte di tutti i lavori, pensa che si lamentano anche quelli che lavorano al parlamento e chi sa quanta gente farebbe carte false per entrarci. Se credi che " l'uomo felice sarà quello che avrà tempo libero " cambia mestiere. Il difficile è trovare un lavoro che rende e ti lascia tempo libero. Toto