martedì 30 dicembre 2008

Punta Del Este - Nord Wind 1939



Non è una barca.
E' La Barca !
Un sogno galleggiante in legno del 1939, almeno per quei pazzi come me che hanno sogni di legno e si commuovono sentendo lo scafo che si inclina di Bolina.
Ognuno vive e muore dei propri sogni.
I miei sono fatti così.

lunedì 29 dicembre 2008

Buenos Aires



Buenos Aires non tradisce.

Ancora sole, aria profumata e questa luce favolosa che esiste solo nel sud del mondo.
A 34 gradi Sud per la precisione.
Il verde della Riserva Ecologica, le alte gru del porto commerciale.

Una lunga skyline di grattacieli nasconde le vere origini.
La piccola chiesa della madonna Cagliaritana di bonaria, protettrice dei naviganti nel 1400.
Fu a lei che si raccomandò il primo spagnolo arrivato fin qui quando ancora cercavano l'india per Ovest.
Bonaria ...Buenos Aires, facile.

Dopo la movimentata navigazione notturna nel Rio della Plata, ci siamo infilati di precisione, a mo di utilitaria, tra un enorme portacontainer della Maersk ...e la fine del molo.
Alla Darsena C

Giusti giusti quei 300 metri che servono a noi.
E subito è cominciato il trambusto dei 1500 che dovevano sbarcare, seguiti a ruota da altrettanti in entrata.
Fiumi di bagagli e persone.

File di camion sottobordo per prelevare il Garbage ...a munnezza.
Bettoline per l'acqua, bettoline e cisterne per il bunker.
L'ordinario del fine crociera.
Alla fine l'acqua rifornita non è bastata.
Risultato: un altra bettolina e tre ore di ritardo.

Oggi il tempo di scorazzare per Calle Florida non c'è stato e non ci sarà.
Ma questo non ci impedisce di farci una Steak come si deve al baretto del terminal, una roba da mezzora.
La Sirloin Steak di qua è meglio del Bife de Lomo, cose importanti, da tenere a mente.

Buenos Aires meriterebbe almeno una lunga camminata nel quartiere di San Telmo, due chiacchiere con i discendenti dei genovesi a La Boca.
Una quantità di storie sull'emigrazione, di modi e stili di vita mischiati per sempre in qualcosa di nuovo.
Malinconie d'Italia.

Di questo passo potrebbe diventare una chimera.
Vista con il binocolo dall'aletta del ponte.
Però che bella luce !

Canal Punta Indios (Montevideo)

Al largo di Montevideo imbarchiamo i 3 piloti che si daranno il cambio durante la notte per condurci lungo l'immenso Rio della Plata fino al porto di Buenos Aires.
La pilotina - schiaffeggiata dal mare grosso - è arrivata sottobordo traballando, e se n'è tornata verso terra scomparendo a tratti tra le onde.

I piloti infileranno la nave a 15 nodi nella lunga sequenza di boe che delimitano il canale navigabile in una zona di bassi fondali di 7-8 metri.
La nave ne pesca 7 e lo scandaglio segnala 5,5 metri sotto la chiglia.
Uscire dallo stretto canale vuol dire arenarsi con certezza.

Procediamo per rotta 240 e successivamente 270, con vento reale da sud di 53 nodi.
Sottovento, sul lato di dritta, il passaggio dello scafo sull'acqua ed il vento producono una nuvola di acqua nebulizzata che arriva fino al ponte 13, a circa 40 metri di altezza.

Lo sbandamento a dritta è di 5 gradi nonostante tutti gli sforzi per scaricare i ballast sottovento e riempire quelli del lato opposto.

L'atmosfera sul ponte è tesa e concentrata, il timoniere deve fare non pochi sforzi per tenere la rotta.
La navigazione nel canale durerà tutta la notte.
Arrivo previsto nel porto di Bueno Aires alle ore 8 di domani.

venerdì 26 dicembre 2008

Venticinque

Il Natale del 2008.
Inizialmente non sembrava granchè come giornata.
La solita mussa di bordo, tra cabinisti che rompono il cellulare e baristi che versano il vino sul pc e poi si lamentano che non funziona più.

Non si sa perchè ma quando ti chiamano segnalano sempre una cosa che non ha nulla a che vedere con il fatto in se.
Tipo "non riesco ad entrare in windows, ma ieri funzionava".
Siamo arrivati al punto da chiedere se per caso abbiano acceso il pc.

Ed è stato solo un caso se ho incontrato al momento giusto Ernane, Daniela e Fernanda che tentavano di scendere a terra in pantalocini e infradito all'altezza del crew office, seccamente respinti dai Security Indiani.

Dal vederli così attrezzati all'immaginarmi sulla spiaggia al sole e ritrovarmi senza divisa ed in costume e polo ...il passo è stato brevissimo.
Perchè quando vuoi scappare non ci sono cazzi.
Scappi.
E noi di fughe siamo abbastanza esperti.

Una fuga sudata però.
Ancora molto dopo mezzogiorno, a causa di vari guasti alle lance, mancavano da sbarcare ancora circa 600 passeggeri incazzati neri.

I security avevano ordine di non far salire più di 5 membri di equipaggio su ogni lancia, per dare priorità ai pax, così cominciava a formarsi un lunga fila di disperati di bordo in attesa di evadere.
L'immagine sognante del bicchiere pieno di caipirinha ghiacciata che faceva capolino da pupille lucide tra lo stanco e l'incazzato.

Dopo la prima mezzora ne avevamo ormai le palle piene di insultare gli indiani in Brasiliano alla gangway di prora. Ci siamo avviati mestamente verso poppa immaginando un pasto frugale nella staff mess, maledicendo i passeggeri e passando nel frattempo davanti alla seconda uscita.

Dove troviamo - come un miraggio nel deserto - una lancia perfettamente vuota appena arrivata da terra.
Ai Security non abbiamo chiesto nulla, ci siamo saltati dentro prima ancora che il primo passeggero mettesse piede al ponte 3.
Eravamo esattamente in cinque, così anche il comandante in seconda ed i suoi decreti legge potevano tranquillamente andarsene a cagare.
E così è stato.

L'arrivo sulla spiaggetta di Portobelo già di suo è gratificante.
Barche in legno coloratissime fanno la spola verso spiaggette vicine più riparate.

Venditori rasta propongono il loro artigianato "locale" su banchetti arrangiati mentre il baretto manda musica a palla. Ovunque aria di vancanza.

Io e la Fernanda seduti al bar che ci lanciamo sguardi acquosi pieni di dubbio, nel tentativo di capire cosa fare del poco tempo a disposizione.
Tutto sommato beato dalla situazione, pregustando la prima Caipirinha del giorno, vedo Dani che si sbraccia indicando i tassisti in fondo alla strada.
Parla nello slang di San Paolo con una tipa sotto il piccolo gazebo con il tetto di paglia.
Secondo lei la spiaggia migliore è ad un quarto d'ora di macchina.
Bisogna assolutamente andarci.

Alla fine l'ha spuntata ed abbiamo piazzato Ernane davanti a tenersi buono il tassista a suon di chiacchiere.
Ernane, l'insegnante di inglese e portoghese, è il nostro asso nella manica.
Ovunque ci sia da prendere un Taxi, a Manaus come a Rio, a Punta del Este come a Buenos Aires, lui deve stare davanti a parlare con l'autista.

E'la garanzia che non cercheranno di fregarci.
Il problema semmai è che diventano subito amici e si trattengono anche oltre la fine della corsa, a quel punto deve intervenire uno di noi per tirarlo fuori.
Di solito Funziona.

La spiaggetta del sogno l'abbiamo trovata alla fine di una lunga discea in mezzo ad alti alberi tropicali verdissimi.
Un specie di foresta con la statale in mezzo.
La sabbia chiara e le onde alte che sparavano chiazze di bianco sull'acqua verde scuro, stavano li con il dito puntato verso di noi: I Wont You !!!
Non ci siamo fatti pregare.

Il seguito è stata una ricca porzione di Camarones freschi, i gamberetti Brasiliani, fatti al sugo tipo mozzarella in carrozza, birra in abbondanza e dulce de leche alla banana.
Tanto sole.
Una benedizione.
Dopo giorni di nave, il miglior regalo di natale che potessimo mai farci.

Ciascuno deve aver ringraziato il suo Dio in silenzio mentre un altro tassista pazzo ci riportava indietro in mezzo agli stessi alberi dell'andata, cercando a tutti i costi di tamponare la macchina davanti.
Chiaramente alla fine della corsa, dieci minuti dopo, era amico di Ernane.

Ho aspettato con calma che si decidesse ad uscire dall'auto, mentre suggeriva al tipo di mandare un cv per
lavorare sulle navi, la ragazze erano già al negozio di profumi, l'altro brasilliano svampato in non so quale direzione.
Ci siamo avviati al moletto delle lance ringraziandoci a vicenda per l'idea, e per il caso che ci ha fatti incontrare.
Ernane ad un certo punto ha proposto di sbarcare tutti oggi stesso e rimanere qua un mese.
Per un attimo ci siamo fermati tutti insieme.
Ma è stato solo un attimo.
Domani saremo ad Ilhabela, ed un posto con un nome così, come fai a perdertelo ?

mercoledì 24 dicembre 2008

Volti del mondo ....Buon Natale !!!

Per me il natale sono le persone.
I volti che incontri girando per il mondo e su cui immagini mille storie.
Quasi tutti hanno una storia da raccontare, alcuni molto dura, altri più semplice.

Ecco alcune delle tante immagini rubate al volo, da Capo Verde a Manaus a Salvador De Bahia, in questo viaggio breve ed entusiasmante per le terre del sud.

Buon Natale da Lucariello !













domenica 21 dicembre 2008

Fiume di Gennaio (Rio de Janeiro)




L'entrata nella Baia l'avevo immaginata come un evento trionfale.
Con la nave che avanza nell'acqua blu in una giornata di cielo azzurro, il Cristo con le braccia aperte a darci il benvenuto.

Confrontavo questa idea bizzarra con lo spettacolo che avevo davanti, mentre affacciati al ponte 12 passavamo al traverso dell'isola del Governatore, in una Una giornata grigia e piovigginosa.
Nessuno dei riferimenti che avevo annotato sembrava fare capolino, ad eccezione del Pan di zucchero, ben visibile sulla nostra sinistra.

Sono sceso sul ponte di comando a godermi il silenzio e la solennità dei comandi impartiti dal pilota al timoniere per descrivere l'ampia accostata che ci porta in banchina, tra il Costa Magica e la nave da carico Stefania I.
Una manovra precisa e senza imprevisti, muovendosi paralleli con le sole eliche laterali di prua e di poppa fino ad entrare di misura nel poco spazio disponibile.
Un parcheggio più che un ormeggio.

Ci siamo ritrovati accanto ad un cavalcavia pieno di macchine bloccate nel traffico, che ricordava cupamente la tangenziale est di Roma nelle ore di punta.
Un'auto della polizia ferma a metà guard-rail a sorvegliare il lento deflusso.
Alti palazzi di quella che appare subito come una zona affollata e frenetica della città, roba da uffici ed impiegati che tornano di fretta alle proprie case, per quanto il traffico possa consentire.
La vita di tutti i giorni senza miti, come è giusto che sia.

I piedi a terra li abbiamo messi che era buio da un pezzo.
La prima cosa è stata contrattare con il tassita una cifra ragionevole per farci portare ad un centro commerciale nella zona di Copacabana.

Non è che l'idea mi affascinasse più di tanto all'inizio, ma ho accettato ugualmente.
L'ho considerato un modo per immergermi nella vita dei Carioca, che sicuramente non vanno per musei.

Chiaramente ci siamo ritrovati subito in una lunga fila di auto, con gli scooter che passavano al pelo tra file di macchine, cercando di evitare gli specchietti e contemporaneamente non frenare per via dell'asfalto bagnato.
Alla fine eravamo in un posto che poteva essere allo stesso tempo Auchan a Portonaccio, il Parco Leonardo a Fiumicino ...oppure un centro commerciale di Rio.

Ma in buona compagnia il tempo passa bene comunque.
Ancora meglio con un bell'arrosto di carne con fejiolada, il riso con i fagioli neri brasiliani squisiti, ed una birra bella fresca.
Poi, mi sembrava decisamente meglio che andare a puttane allo Skandinavia, come i tre quarti della nave.

La notte ci ha riportati alla vita con un energia che mancava.
Il posto si chiama "Scenario", in un quartiere non distante dal porto, La Happa o qualcosa del genere.
Arredato con mobili anni 30 ed un atmosfera intrigante.
Tre piani di locale che si affacciano su un patio centrale, dove una scatenata banda di musicisti spara uno dietro l'altro i migliori pezzi del repertorio Brasiliano.
Rigorosamente del vivo, con tanto di sezione fiati.

Qui lo spirito Brasileiro emerge sul serio, con ballerini improvvisati ma molto, molto convincenti.
Gente comune che usa le anche ed i piedi come uno strumento musicale.
Non si resiste a tanta gioia immotivata, puoi ballare fino al giorno dopo senza altri problemi se non quello di seguire il tempo.
La gente balla anche fuori dal locale, in baretti scalcagnati all'angolo della vie, davanti a case che sono di un degrado assoluto, da ghetto suburbano.

E se ne fotte perchè segue il ritmo e la voglia di stare bene.
Gli abitanti di Rio ne sanno una più del diavolo, e sicuramente molte più dei marinai, che spesso da qui ripartono con una mano davanti e l'altra dietro.
Forse perchè vogliono strafare per poterla raccontare a casa.
A noi è bastato ballare una notte, e conservare un buon ricordo dei Carioca.
Toda Joia, Toda Beleza.

Le spiagge di Copacabana ed Ipanema le abbiamo viste il giorno dopo, passandoci accanto con la nostra barchetta che strombazzava un saluto al mito Brasiliano dai suoi camini fumanti.

Lunghe strisce di sabbia chiara con alti palazzi affacciati proprio sopra.
Le immense baraccopoli aggrappate tenacemente alla montagna.
Il Redentore questa volta era li, ben visibile, mentre contemplava dal suo trono la ricchezza e la miseria.
La Chica de Ipanema se c'era non si è fatta vedere.
Forse era a casa con l'influenza.

Prua su 220, ci aspettano due giorni di mare per la città degli Italiani all'estero.
Si va a Buenos Aires.
Perchè la carne è debole, soprattutto alla griglia.

venerdì 19 dicembre 2008

Salvador de Bahia




A Salvador de Bahia sono riuscito ad imbucarmi su un Bus delle escursioni per un giro di qualche ora.
In questi casi ti segnano come "tour escort" e devi occuparti di chiudere il gruppo e controllare che la gente non vada per i fatti suoi.
Con i tedeschi è facile. Con gli italiani è un impresa.
C'è sempre quello che decide di fermarsi ad una bancarella per l'affare del secolo mentre la guida va avanti spedita perchè c'è poco tempo.

Salvador è una bella città, con lunghe spiagge nella parte bassa e le case della città vecchia che si arrampicano su una collina molto ripida.
Un alternanza di case fatiscenti e residence per gente danarosa discretamente blindati.
Come in tutto il Brasile la povertà è diffusa e ben visibile.
Ci sono le fortezze sul mare costruite dai portoghesi per difendersi dagli assalti degli Olandesi.
Resistono bene anche al passare del tempo.

Nella città alta, che si può raggiungere anche in ascensore, si vede bene lo stile coloniale.
Strade di pietra e chiese barocche con i soffitti a cassettoni pieni di decorazioni d'oro.
Igreia de S.Franciso e poi la Catedral.
Uno stile ridondante che dopo un po stanca.

Fuori è un affollarsi di venditori di souvenir che ti fermano dicendoti "Buongiorno, sei italiano, io ho un amico a Vicenza...".
Non sono troppo insistenti come in altri posti, ma chiaramente dipende un po da come ti comporti e dalla confidenza che gli dai.

Il centro storico è bello.
Con la piazza del Pelorinho, uno "strumento" che serviva a frustare gli schiavi meno obbedienti.
Resta in cima ad una discesa da cui il colpo d'occhio rimanda ai vicoli di Napoli, alla Pignasecca.
Molta umanità negli sguardi, nei modi di parlarsi tra loro.

Passa tutto in un flash, giusto per sapere che eiste un posto fatto così ed ha un suo carattere.
Mas Que nada.