mercoledì 22 ottobre 2008

L'imbarazzo della Scelta

Per le strade di Catania puoi scegliere liberamente tra la puzza di piscio e quella di immondizia, senza che la cosa desti alcun imbarazzo.

Sporca quasi come la periferia di Napoli prima che il nano di Arcore si mettesse daccordo con i Camorristi per nascondere l'immondizia sotto i viadotti dell'autostrada Roma-Napoli.

Il porto è veramente un postaccio, ed è un peccato perchè il primo approccio alla città dovrebbe essere più dolce.

Nonostante questo, basta respirare un po di più ed allontanarsi dal mare per capire che il posto ed i suoi abitanti hanno ancora molta dignità.

I Catanesi - come la gran parte dei Siciliani - danno l'impressione di essere più educati della maggior parte dei loro connazionali.
Magari più cupi e prepotenti, ma educati.
La gente strombazza meno nel traffico.
Può capitare che una persona attraversi la strada all'improvviso, che uno davanti freni, che un accidente qualunque ti constringa a fermarti di colpo.
L'ho visto più volte e mai ho sentito qualcuno lamentarsi oppure inveire.
Non credo sia soltanto per prudenza.
I catanesi sanno stare al loro posto.

Gli antichi palazzi ancora lasciano intravedere una grandezza perduta da molto.
Via Vittorio emanuele, Piazza Duomo.
Il centro ancora ci prova a darsi un tono, ma basta allontanarsi di poco per andare incontro alla deriva civile.

La raggiante Catania delle canzoni di Carmen Consoli.
Ma poi cosa contano le impressioni ?
Nulla di nulla.

Tempo fa, forse dieci vite fa, credevo di avere i miei criteri per giudicare i luoghi e le persone.
Ero convinto che i giudizi avessero un valore, magari non oggettivo, ma almeno condivisibile.
Ora non ci credo più, alle etichette.
E mi da noia pensare di andarmene in giro a catalogare il mondo. Non ho più criterio.
In nulla.
Non desidero averne.

Mi lascio trasportare, semplicemente.
Dagli odori, dalle puzze, dai colori, dai volti.
Dal fatto che un posto sia più o meno arioso.
Dalla luce.
Da pure indicazioni casuali.

Viale Sicilia ad esempio, dopo la claustrofobia dei vicoli puzzolenti, per un po mi è sembrato il posto migliore in cui passeggiare.
Strada ariosa di Banche e grandi assicurazioni.
Vuota di storia e di umanità.
Se solo avessi trovato una libreria aperta.

Seduto al tavolino di un bar casuale, mi godo il privilegio, rispetto ad altri viaggiatori, di riuscire ad intendermi con il cameriere senza dire nemmeno una parola.
A sguardi e lenti movimenti del viso.
Gli stessi con cui puoi ordinare un caffè oppure condannare a morte un uomo e la sua famiglia.
Ordinazione, servizio e conto.
Tutto senza fiatare.
Cose del sud.

Catania mi commuove.
Mi danno pena le sue strade trasandate,
i palazzi scuri di fuliggine davanti al mare,
la gente rassegnata.
E mi risuonano nella testa le parole di una canzone.
"...Avrei voluto parlarle di me
Chiederle almeno perchè"

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