martedì 25 novembre 2008

The Carpet Crawlers: al Golfo del Leone




Alle 5:45 lo schiaffo di onda sul mascone di sinistra mi ha svegliato con poca delicatezza.
Ho sorriso pensando all'inchino che avremo dovuto fare al Leone e non abbiamo fatto, tirando dritto spavaldamente per 240 invece di rientrare verso la costa.

Apro gli occhi con una strana energia in corpo, diversa dagli altri giorni.
Il canale tv con i dati di navigazione segnala vento sui 40 da NW con raffiche a 50.
Pressione 994.

Frenesia di vestirsi e salire sul ponte per guardarlo in faccia.
Dieci minuti dopo ero sull'aletta di sinistra ad urlare pensieri alla spuma bianca delle onde.
Volevo vederti creatura marina.
Da quando mi lasciavo travolgere dai tuoi vortici sulla spiaggia di Sellia Marina, a 5 anni.
E ti vedo ora, con tutta la mia anima.

The Carpet Crawlers racconta di creature striscianti che tentano di risalire dagli abissi in cui un cataclisma li ha cacciati.
Dipinto in musica sulla natura umana, sulle nostre debolezze.
Peter Gabriel, anno 1972.

La dedico al Golfo del Leone, che in queste ora ci ruggisce contro la sua rabbia di creatura marina.
Per farci capire quanto siamo piccoli.

lunedì 24 novembre 2008

Fine ...ed inizio




Si dice che le cose bella prima o poi finiscano.
Non so se sia una notizia interessante, ma ho scoperto che vale anche per quelle brutte.
Anche per quelle bruttissime.

Il Dry dock per esempio è finito.
La nave è stata rimontata in due giorni e due notti di duro lavoro.
Tutta, da cima a fondo.

I cessi hanno ricominciato a fare il proprio mestiere,
che consiste nel portare lontano tutto quello che non ci piace tranne i ricordi tristi e le paure d'infanzia.
Piuttosto che tenerlo li in bella vista come facevano ultimamente.

Le caldaie hanno ripreso a mandare acqua calda a spruzzi violenti.
Piuttosto che una miscela color ruggine sul tiepidino.
I bocchettoni dell'aria hanno ricominciato a sputare aria tiepida mista a frammenti neri di rivestimento dei tubi.
Appena li tocchi si sbriciolano lasciando un alone nero di fuliggine sulle lenzuola e sui cuscini.
Bestemmione obbligatorio.

Le ascelle ringraziano per l'acqua calda,
Le lenzuola bianche del letto un po meno.

Genova l'ho salutata ieri sera, fumando un po del mio tabacco Golden Virginia,
seduto davanti alla Libreria del Porto.
Al molo vecchio.
Li dove ho fatto scorta di libri per la traversata.

Uno di questi si chiama "Navi, Puttane e Lettere da Casa".
Romantico, per navigatori malinconici tipo me.
Ne ho prese due copie, una per me ed una per il mio amico Pompeo.
Ci ho messo su una dedica, una cosa personale.
Pensavo al nuovo equipaggio, quasi completamente rinnovato a cominciare dal comandante.
Tocca ricominciare anche le conoscenze.

La nostra nave oggi è di nuovo bella.
Per quanto possa esserlo un palazzo di ferro galleggiante.

Abbiamo messo il naso fuori dal porto di Genova che il sole era già calato da un po, passando il resto della notte in mare con botte di vento da sud a 40 nodi per provare le macchine e scaricare oltre le 12 miglia la rumenta di bordo.

A mezzanotte ce ne andavamo alla deriva pacificamente a due nodi di velocità, con un solo motore e le luci che indicano "Nave che non governa".
Ad una quindicina di miglia dalla costa.
Il grafico della rotta visto quest'oggi sembrava lo sgorbio di un bambino che sta imparando a disegnare.

Nel mio buco di prua si stava bene comunque.
Dopo tre mesi il mare non lo senti più di tanto, a meno chè non si incazzi veramente.
E ad oggi non è mai successo.

Da più fastidio la terra semmai.
Forse per quel senso illusorio di solidità, che sa tanto di promessa non mantenuta.
Di presa per il culo.
La terra ferma.

A Savona abbiamo trovato un freddo becco, tipo 3-4 gradi e vento di tramontana.
Io sportivo ancora con la camicia di cotone a maniche corte.
Tutti a sognare gli alisei ed il Brasile per cercare di farsi passare i brividi.

Savona per me è solo un terminal crocieristico, di mettere fuori il naso non se n'è parlato nemmeno per scherzo, e non tanto per il freddo.
E' da molti giorni che si va avanti da mattina a sera, a testa bassa.
E la cosa più bella che ti possa capitare alla fine di queste giornate, è farti un sorso di Rum e riposare.

Adesso ci si mette alla via.
Si prende il mare sul serio, finalmente.
Abbiamo 824 miglia nautiche da fare per arrivare a Malaga ed avvicniarci a Gibilterra.
Partiti.

martedì 18 novembre 2008

A secco (Dry Dock ...fa più fico)




Il bacino di carenaggio, alias dry dock.
Se non è l’inferno gli somiglia molto.
Un trambusto spaventoso dalla mattina presto a notte fonda.
Settecento operai imbarcati solo per i lavori di bordo, senza contare tutti quelli che stanno fuori a fare carena.
Solo la macchina ne conta 60, utilizzati esclusivamente per sostituire i tubi. Nient’altro che sostituire tubi.

Tutte le utenze elettriche senza corrente per la maggior parte del giorno, tranne i server della sala radio.
L’esito è abbastanza scontato: no acqua, no aria, un gran caldo.
Le prime due riornanon dopo le 18, il caldo invece rimane.

La stazione radio si trasforma presto in una sauna, le cabine anche.
E non importa se fuori piove a dirotto e fa fresco, il girone dei naviganti a secco ha il suo clima privato.
Pure a rimanere in mutande a quattro di bastoni sul letto, il sonno non se la sente proprio di farsi vedere.
Poi ci pensano i trapanatori di prua a tenerti compagnia fino a tardi.

La nave smontata pezzo pezzo, tutti i saloni passeggeri ricoperti di plastica, i mobili smontati, i pavimenti sollevati da terra, così come la moquette e il parquet dei ponti.

I corridoi invasi da un odore acre di colla vinilica misto a sudore.
Al buffet di poppa i frammenti del pavimento di legno formano già una piccola collina di scorie, mentre accanto alla piscina centrale la gru di terra ha depositato dal cielo due container pieni di materiale vario.
Continueranno ad andare a venire, a volte portando su materiale da montare, altre volte portando giù tonnelate di rumenta.
Non per niente c’è un ufficiale dedicato solo a questo.
Che per non fargli prendere collera si chiama Environmental Officer.
L’addetto alla rumenta.


Chiaramente il fatto di essere a Genova oppure a Singapore non fa nessuna differenza, tanto vedresti le stesse cose, proveresti le stesse sensazioni.
Ti accorgi di essere qui perchè ogni cinque minuti senti un “Belin”, solitamente accompagnato dal nome di un santo o altre divinità terrestri.

I Lavori ad una nave sono una cosa che ti assorbe completamente, e fai fatica a capire come possa esserci un filo logico nell’accavallarsi di comunicazioni sui vari canali radio. Fatichi a scovare l’esistenza di una regia, che pure esiste.

Il secondo giorno, alle 12.40 il termometro nella stanza dei server segnava 47 gradi: venti minuti più tardi vanno in crash tutti i sistemi di bordo.
C’è voluto un pinguino nuovo montato alle 19.40 ed un lento riavvio dei server, per ripristinare i sistemi, quando ormai erano passate le 22.

Al quarto giorno di lavori ancora non eravamo riusciti a mettere piede a terra.
Dal martedì siamo arrivati in apnea al sabato, prima di vedere una pizzeria, ed incredibilmente anche un cinema.
Maledetto Dry Dock.

Il sabato è stata la giornata del vento.
Dovevamo smontare due parabole e rimpiazzarle con quelle nuove, ma la gru fatta arrivare apposta via mare non ce l’ha fatta: troppo vento, la manovra non è sicura.

giovedì 6 novembre 2008

Marmaris ...un posto per sognatori e girovaghi (di banchina)

Marmaris è uno dei posti più belli in cui esercitare la nobile arte del girovago di banchina, colui che si diletta ad osservare tutte le barche – sia a vela che a motore – e ne fa oggetto di meditazione e rilassamento.
Un passatempo che da quasi 15 anni – soprattutto nei momenti in cui è vitale scaricare un po di tensione – mi conforta come una seduta di Kundalini Yoga.

Come un peripatetico, il girovago di banchina procede lentamente ad osservare ogni possibile dettaglio degli scafi.
Una forma particolare, un accessorio innovativo, un nome intrigante.
E se ne importa assai, se la cosa in se non porta a nulla, non ha un fine preciso nè un particolare risvolto pratico.
Il soggetto in questione se ne fotte altamente del senso pratico.
In generale.
Non gli interessa.
Il girovago di banchina è un sognatore, e ci tiene a distinguersi dalla stirpe dei meccanici.
Quelli che a bordo come a terra devono sempre trovare qualcosa di “pratico” da fare altrimenti stanno male.
Peggio per loro.

Fatto sta che la Turchia di posti buoni per questa cosa ne fornisce a bizzeffe.
Almeno sulla costa Orientale.
Marmaris, ne sono certo, è uno dei più belli.
Lo percepisci subito, dal colpo d’occhio che ricavi mettendo la testolina fuori ed osservando tutto intorno queste colline verdissime che in un tratto della costa circondano il mare lasciando solo uno stretto passaggio a formare un ampia baia.
E poi lo spettacolo dei numerosi Caicchi all’ancora, queste barche di legno belle e molto comode, anche se certamente non veloci come quelle moderne.
Adorabili in ogni loro dettaglio.
Dondolano pigramente nelle numerose calette che, come una costruzione frattale, si aprono all’interno della rada principale.

Un posto in cui veleggiare senza fretta questa Marmaris.
Buono per i sognatori.
Deve essere per questo che mi piace tanto.

martedì 4 novembre 2008

Navi & Cibo

Dunque, siamo finalmente ripartiti da Catania per quella che ormai è l'ultima crociera in Mediterraneo prima dei lavori in bacino.

Il percorso prevede le seguenti tappe:

05-Novembre ...navigazione
06 Marmaris (Turchia) e subito dopo Rodi (Grecia)
07 Heraklion (Grecia)
08 Pireo
09 ...navigazione
10 Civitavecchia

Mi piacerebbe scendere a Marmaris, ma capita nell'orario di turno e non so se sarà possibile.
Anche il Pireo sarebbe interessante perchè ci sono un mucchio di negozi di divise a buon prezzo ed ormai ho bisogno di qualcosina in più.

Per il resto me ne sto a bordo e ne approfitto per fare un po più di palestra nell'orario in cui i passeggeri sono fuori per le escursioni.

Sto cercando di prestare più attenzione al cibo, considerato che su una nave da crociera l'attività principale dei passeggeri è mangiare, e gli ufficiali - avendo accesso al buffet - tendono ad approfittarne.
Anche perchè i piatti in saletta ufficiali si ripetono inesorabilmente tra una crociera e la successiva.

Il libro "L'Alimentazione" (autore Bosello, Di Francesco ed. Il Mulino) in particolare, mi sta dando utili suggerimenti sulla composizione dei pasti.
Chiaramente per un goloso rinunciare ai dolci è un po una sofferenza, ma almeno non devo levare da mezzo i carboidrati come pensavo (adoro il pane!).

Semmai riduco il consumo di carni rosse a favore del pesce (contiene meno grassi saturi) e soprattutto degli ortaggi.
Della frutta invece non c'è bisogno di ingozzarsi, considerato che sempre zuccheri sono.
Un frutto a pasto basta e avanza.

Come recita il prezioso testo (che ha il notevole pregio di essere piccino e quindi leggero e trasportabile !!):

"...seguire un alimentazione basata su alimenti di origine vegetale, con prevalenza di carboidrati complessi, frutta e verdura, moderata assunzione di grassi il più possibile di tipo insaturo (ndr più pesce meno carne).."

Soprattutto trovo affascinante conoscere un po meglio i meccanismi di questa incredibile macchina che si chiama corpo umano.
Ormai l'ho terminato, il prossimo è un fantastico libro sul Pilates che spero di tradurre in pratica quanto prima.
Magari nel pochissimo spazio libero della mia cabina.

L'attività fisica a bordo si mantiene su livelli molto modesti.
In pratica 30-40 minuti di palestra per 2 volte la settimana, con il tempo ripartito più o meno equamente tra tapis-roulant (o ciclette), macchine dei pesi e stretching.

La vita su queste navi è piuttosto sedentaria.
Magari meno di quella di un impiegato del catasto, ma pur sempre sedentaria.
Il giorno in cui sbarco spero proprio di non farlo rotolando.

domenica 2 novembre 2008

Punto Nave

Sul radar il profilo della costa non è poi così netto, a volte i falsi echi sono puntini sullo schermo, altre volte sono vere e proprie macchie grandi come un isola.
Può essere un piovasco, oppure le onde.
Potrebbe anche essere una piccola imbarcazione da pesca, una barca a vela.

In prossimità della costa si approfitta per fare un doppio punto, il primo con il rilevamento di un punto cospicuo sulla terra, il secondo con il GPS.
Ma rilevare un punto a terra non è sempre agevole.

Devi prendere un punto, un tratto di costa sulla carta, e trovare un profilo sul radar che gli somigli.
Poi sul radar leggi distanza e rilevamento: porti il cursore mobile sul punto e leggi i valori.

Vai sulla carta e piazzi il punto.
Dei due punti presi uno lo segni con il triangolo, l’altro con un rombo.
Se la differenza è troppa ripeti tutto.
In navigazione si fa il punto ogni mezzora, sottocosta e negli stretti ogni 10 minuti, anche meno.

Ogni ora riempi una riga con la posizione, le miglia all’arrivo e la velocità richiesta per arrivare all’ora prevista.
Se la richiesta differisce per difetto da quella dell’ora precedente si chiama in macchina per chiedere più potenza.
La nostra velocità media è di circa 18 nodi, la richiesta intorno ad 11.000 cavalli per asse, in totale fa 22.000 cavalli.
Alla navigazione radar e sulla carta nautica, si affianca sempre quella visiva.
Con i binocoli pronti a scovare barche e barchettine alla pesca che sul radar non distingui da un falso eco.

sabato 1 novembre 2008

Saluto a Santorini

Per l'ultima volta.
Salutiamo l'isola bella con la sua Caldera a picco e lo Yogurt al miele di Galini.
Le cupole bianche in faccia al sole.
Il senso del tempo.
Una foto mia di profilo fatta molti anni fa.
1999: che estate favolosa.
Uno di quei momenti abbastanza rari in cui trovi nello stesso momento tante cose insieme, e sai già che non si ripeterà più.
Almeno non identico.

Santorini mi mette troppa malinconia per stare sereno a guardarla.
E sono contento quando la prua della mia nave si rimette al mare.
Il rumore dei verriceli mi riporta alla realtà.
Clang Clang Clang.
Catena che rientra a bordo lentamente.

Vento debole dopo le raffiche a 36 nodi della volta scorsa.
Sollievo sul ponte.
L'ultima volta abbiamo lasciato un bel ricordo alla nostra cara isola.
Undici tonnellate di ancora sul fondo.
La catena che risaliva senza nulla in cima, i volti stupiti degli ufficiali di coperta.
Souvenir al contrario.
Capita.
Alla vecchia catena ci lascerei attaccati volentieri certi pensieri del passato.
Come nella scena finale di "Lezioni di Piano".
Clang Clang Clang.
Ancora in Cubia.

Salpiamo abbattendo sul lato di dritta e sfiliamo sotto la montagna.
Un paio di rilevamenti a terra per mettere i primi punti sulla carta.

Più avanti.
Segnaliamo in macchina il “fuori 12 miglia” per lo scarico della acque nere e rileviamo l’orario del rientro nelle 12 e relativa posizione.
A chiusura guardia, verso le 16:00, gli ufficiali prendono la meteo locale da trascrivere sul brogliaccio.
Temperatura termometro secco e umido, umidità relativa.
Stato e direzione mare e vento.
Visibilità.
Posizione.
Inizio turno in stazione Radio.
Segnale satellite basso, tra poco cominceranno le chiamate di quelli che non riescono a telefonare.

C'è il lavoro a lasciare i pensieri sul fondo, i numeri concreti della posizione, della distanza dalla costa.
Gli allarmi che suonano e qualcuno deve capire se mandare un pompiere a controllare oppure va bene così.
I pc che non entrano in rete.
Senso pratico delle cose.

Ciao Santorini.